Dryadem. La leggenda

Autore: Marie Albes

Casa editrice: Delrai Edizioni

Data di pubblicazione: 11 aprile 2025

Genere: Fantasy

Numero pagine: 460

Trama
Scrittura
Personaggi

Trama

Ayres è una giovane donna intrappolata in una routine noiosa nella cittadina costiera di Wells. Lavora in una libreria antiquaria e in un negozio di fiori, ma la sua vita viene sconvolta da sogni ricorrenti di una foresta oscura e di una figura eterea che la chiama per nome. La notte del suo ventiduesimo compleanno, durante la Festa della Resilienza, incontra uno sconosciuto misterioso, la cui presenza sembra alterare il ritmo stesso della realtà. Man mano che strane visioni e inquietanti fenomeni si intensificano, Ayres scopre di essere legata a una leggenda antica quanto la Terra stessa: la storia di Dryadem, la custode della Natura, un’entità che governa l’equilibrio tra gli elementi e il destino degli uomini. Segnata da un misterioso simbolo apparso sulla sua pelle, Ayres si ritrova al centro di un conflitto segreto tra forze primordiali e un antico male che minaccia di spezzare l’armonia del mondo. Guidata dai suoi sogni e da un enigmatico libro antico, dovrà scegliere se abbracciare il suo legame con la leggenda o restare un’estranea nella propria esistenza. Ma il destino è già in moto, e mentre le ombre si allungano sulla sua vita, lei capirà che alcune verità non possono essere ignorate… e che il confine tra mito e realtà è molto più sottile di quanto abbia mai immaginato.

Driade, Dryadem, tu, nostra Messia.
Comprendi i sentimenti di Gea, noi lo faremo con te.
Aiutaci al ritorno. Indossala e dominala.

Drayadem la leggenda

Recensione

Questa non è una recensione facile da scrive e preferisco mettere le mani avanti per far capire qual è il mio punto di osservazione di questo libro.
Quando mi è stato presentato avevo consapevolezza che sarebbe stato un romanzo in stile Young Adult, ma quello che mi interessava e incuriosiva era l’aspetto folkloristico, perché il libro si propone di inserire una “driade” (che è una figura mitica dell’antica Grecia, ma qui è per qualche motivo affiancata ai Celti) in un contesto americano. Ero molto curioso di come avrebbero giustificato una creatura del folkore celtico all’interno di un territorio che i celti non li ha nemmeno visti con il binocolo (i vichinghi non erano celti ma norreni, con un pantheon e una cultura esoterica diversa).
Quindi mi sono lanciato su questo libro con una curiosità di tipo accademico-culturale.
Alla fine del libro c’è anche una bibliografia in cui l’autrice indica le fonti usate per queste conoscenze, anche se si vede che c’è un’influenza fortemente Fantasy (come precisato dalla stessa autrice) e di paganesimo New Age, per esempio dalla presenza del concetto di “sabbath”.
Questo libro sono certo che possa piacere a chi vuole una trama incentrata sulla storia d’amore, su un accettare se stessi e una protagonista che è speciale con poteri unici e risolve la situazione grazie a essi; purtroppo non è il tipo di libro che funziona con me. Non sono semplicemente riuscito a passare sopra a certe cose, leggendole, nemmeno con la sospensione dell’incredulità. Nel romanzo vengono inoltre messi tanti spunti narrativi che poi sembrano essere abbandonati, ci sono molte cose che potrebbero essere approfondite o portare a deviazioni della storia che arricchirebbero il tutto, ma invece non succede.

Purtroppo questo libro non è riuscito a prendermi completamente, la trama ha un potenziale enorme ma nello sviluppo si percepisce come un tenere il freno tirato, si vuole creare una storia mistica ma non si riesce a sentire la magia che permea ogni cosa, ci sono momenti magici o di sviluppo del contesto esoterico del mondo, ma troppe cose sembrano accadere perché “devono” e non a seguito di una ricerca attiva dei protagonisti.
Il viaggio stesso l’ho percepito come un evento che doveva accadere e accade perché deve. Arriva James che ha la maledizione, chiede ad Ayres di aiutarlo e accompagnarlo, lei non vuole anche perché l’ha appena conosciuto, non sa chi sia questo e se ne viene fuori dicendo che lei è la driade, ma dopo aver parlato un attimo lei decide di mollare tutto e andarsene.
Uno sviluppo in più capitoli, o in più libri, avrebbe dato lo spazio necessario per giustificare la partenza e l’accettazione di questo sconosciuto che le dice di essere una creatura mitologica, ma invece passa che, solo perché è carino e lei lo trova attraente, allora accetta di ascoltare questo sconosciuto e andare da soli in un viaggio di un po’ troppi chilometri per essere preso alla leggera (senza fare spoiler, ma dal punto A al punto B su Google Maps sarebbero 7441 km).
Tutti i personaggi che circondano la protagonista sembrano essere lì solo per dare cornice ma non sento nessun tipo di vero peso su di lei, sulla sua vita, sulle sue scelte. Queste persone sono più lì per dare tridimensionalità a lei ma non le senti veramente, non pensi a come queste persone potrebbero cambiare la storia o comunque deviare il percorso che sembra già completamente scritto (la presenza di una veggente non è una scusa).
Ecco, probabilmente con un maggior spazio narrativo, quindi più libri e una maggiore attività di ricerca della soluzione finale avrebbero potuto portare questo libro a toccare il potenziale che mostrava, ma invece sembra risolversi tutto troppo velocemente, troppo facilmente. Persino la maledizione di James non riesco a sentirla come qualcosa di davvero debilitante; per quanto nel libro venga raccontata come qualcosa di tremendo, quando la si “vede”, non è poi esplorata un granché.
Sotto l’aspetto folkloristico posso dire che la giustificazione del perché ci sia una driade è molto veloce e affrettata, non ha nemmeno tutto il peso che pensavo sarebbe stato dato.
Non mi è chiaro perché sia stato ambientato in America e non in Italia, essendo l’autrice italiana, visto che qui abbiamo avuto tribù celtiche, mentre in America no, ma sono scelte che sicuramente hanno una motivazione.

Ultima nota: l’idromele è fatto con la fermentazione di acqua e miele, le mele non vengono utilizzate.
C’è una variante che è fatta con miele, acqua e succo di mela lasciato nella fermentazione e viene chiamata melomele.
La bevanda alcolica fatta con la fermentazione delle mele si chiama sidro.
Sono molto diverse e hanno un sapore molto diverso, ma non so perché nel libro venga fatto passare che l’idromele sia fatto con le mele.
Viene citato due volte nel libro e viene detto che è fatto con le mele, secondo tradizione; purtroppo non è così.
So che può essere considerato un elemento non centrale, ma da appassionato d’idromele e di fiere pagane è un tipo di errore che mi stranisce, sia per la diversa storia e origine delle bevande, sia per il fatto che in inglese si indicano con due parole diverse. Con una ricerca veloce si può trovare subito la differenza fra le due.

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